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Un dolore e una tragedia che non sembrano fermarsi neanche di fronte alla morte. Ancora impegnato nel conteggio delle vittime di terremoto e tsunami, il Giappone deve fare anche i conti con lo stravolgimento delle tradizioni. Troppe cioè le salme, perché le si possa cremare e seppellire nelle tombe di famiglia, in modo che riposino con i propri cari. Una violenza che si aggiunge al dolore del lutto. “Ci è impossibile procedere alle cremazioni – racconta un residente di Higashimatsushima -. Le strutture a disposizione non ci permetterebbero di cremare che sei o sette corpi al giorno. E questo significherebbe tempi di smaltimento lunghissimi e rischio di epidemie. Per il momento siamo quindi costretti a seppellirli”. Higashimatsushima è una città costiera della prefettura di Myagi, una delle più colpite dallo tsunami. Soltanto qui, insieme ad abitazioni e strade, le onde hanno spazzato le vite di oltre 600 persone. “Sono dispiaciutissimo – dice un altro residente -. E’ davvero un peccato che tutta questa gente non possa cremare i propri cari. E’ uno strazio, soprattutto se si pensa al dolore di queste famiglie”. E uno strazio, che in molti saranno per di più costretti a rivivere. Collocati all’interno di tumuli contrassegnati con il loro nome e cognome, molti corpi verranno più avanti esumati. Sarà soltanto dopo una cerimonia, che secondo i riti buddisti seguiti in questa parte del Giappone, le salme potranno poi essere cremate e le loro ceneri riposte all’interno delle urne funerarie, che i familiari conserveranno per mesi in casa, prima di dar loro definitiva sepoltura. Copyright © 2011 euronews

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